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Crescita. IA guida le speranze di oltre la metà degli imprenditori
Quasi il 90% dei “capi d’azienda” conoscono l’intelligenza artificiale ma gli utilizzatori attivi più consapevoli rappresentano appena il 6,5% della business community, seppur in linea con il dato italiano. Nel 2023, il mercato dell’IA è stato pari a 760 milioni di euro con una crescita esponenziale pari al 262% rispetto al 2018. E, intanto, nel 2024 l’indice medio di fiducia generale segna un’inversione di tendenza al ribasso, ma “non troppo”.
Sono circa 9 su 10 gli imprenditori che hanno dichiarato di aver sentito parlare di IA ma soltanto il 9,7% degli intervistati ha dichiarato di conoscerla abbastanza (7,1%) o molto bene (2,6%). E se, da una parte, i tecno-ottimisti vedono nell’intelligenza artificiale (IA) un progresso virtuoso inevitabile (79,8%) senza precedenti per l’innovazione, la crescita economica e l’efficienza operativa del sistema imprenditoriale consentendo alle imprese di ottimizzare investimenti (57,6%) ed essere più efficienti (68,5); dall’altra, i tecno-pessimisti sollevano preoccupazioni riguardo ai rischi e agli impatti negativi che la “tecnologia cognitiva” può comportare tra cui la perdita di posti di lavoro (73,0%) considerata tra le ripercussioni più rilevanti oltre alla minaccia per la privacy (61,5%) e la perdita del controllo umano sui processi (61,2%). La business community locale si dimostra, dunque, “pragmatica”, riconoscendo l’esistenza di criticità che vanno gestite ma all’interno di uno scenario di crescenti opportunità per lo sviluppo del sistema economico. Un’espansione sull’uso dell’IA tra le imprese certificata anche dai dati più recenti sul panorama italiano. Nel 2018 – elaborando i dati dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano – il mercato dell’IA valeva 210 milioni di euro raggiungendo i 760 milioni di euro nel 2023, con un incremento complessivo pari al 262%.
E, inoltre, gli utilizzatori attivi, ossia coloro che hanno superato la fase di esplorazione e stanno integrando attivamente l’IA nelle loro attività aziendali, sono il 6,5%, dato sostanzialmente in linea con quello rilevato da Eurostat a livello nazionale (5,0%).
E, intanto, il 2024 è caratterizzato da una inversione di tendenza dell’indice di fiducia che interrompe il forte consolidamento e la crescita delle previsioni positive degli imprenditori locali, avvenuto nel periodo post-pandemico. Un aggiustamento al ribasso congiunturale, non particolarmente significativo soprattutto se si considera che, accanto agli indicatori in area negativa (investimenti, occupazione, disponibilità di credito), restano in area positiva altri indicatori rilevanti per la crescita quali il fatturato (da 107,6 nel 2023 a 115,6) e l’andamento del settore (da 103,3 a 110,6) che lasciano ben sperare per il prossimo futuro.
È quanto emerge dal 20esimo rapporto sull’economia locale, realizzato dall’Istituto Demoskopika per conto della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati.
«La situazione delle imprese italiane rispetto all’adozione dell’IA - dichiara il presidente della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati, Nicola Paldino - presenta un quadro misto, caratterizzato da potenzialità significative ma anche da sfide rilevanti. Da un lato, molte grandi aziende italiane stanno già sperimentando l’IA per ottimizzare i processi produttivi, migliorare l’efficienza e sviluppare nuovi prodotti e servizi; dall’altro, l’adozione dell’IA tra le piccole e medie imprese (PMI), che costituiscono la maggioranza del nostro tessuto economico, è più limitata riscontrando costi elevati di investimento, carenza di competenze digitali e mancanza di una cultura aziendale orientata all’innovazione.
Un altro aspetto critico – precisa Nicola Paldino - riguarda le disuguaglianze regionali: mentre alcune aree, soprattutto nel Nord Italia, stanno avanzando rapidamente nella trasformazione digitale, altre, come le regioni del Sud, mostrano un ritardo significativo nell’adozione di queste tecnologie.
Dall’osservatorio di una banca di comunità– conclude Nicola Paldino –, fatta dalle persone per le persone, non possiamo non lanciare un monito anche sui rischi che l’IA comporta per le relazioni sociali. Noi siamo molto preoccupati e, al di là di ogni aspetto produttivo, invitiamo ad usare l’IA come strumento al servizio dell’intelligenza umana».
«Le aziende che adottano l’IA – dichiara il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – non solo stanno affrontando le sfide contemporanee, ma stanno anche gettando le basi per un futuro più dinamico e competitivo. L’IA ha tutte le potenzialità per rivoluzionare il mondo delle imprese che possono, grazie ad essa, accelerare l'innovazione, migliorare l'efficienza operativa e creare nuove opportunità di mercato. Dal nostro studio – precisa Raffaele Rio – emerge che l’interesse per l’IA non è limitato solo alla sfera tecnologica e industriale, ma si estende anche alla società nel suo complesso incidendo sul vissuto quotidiano dei cittadini, dall’assistenza sanitaria alla formazione passando per un miglioramento dell’erogazione dei servizi pubblici. Sarà essenziale – conclude Raffaele Rio - investire in formazione, sensibilizzare le imprese sui vantaggi a lungo termine dell’IA e creare un ecosistema favorevole che ne faciliti l’adozione su larga scala».
Conoscenza: 9 imprenditori su 10 conoscono l’IA ma solo il 2,6% ne ha approfondito i contenuti. Sono circa 9 su 10 (88,1%) gli imprenditori che hanno dichiarato di aver sentito parlare di IA, con la percentuale maggiore rilevata tra gli intervistati operanti nel settore dell’industria e artigianato (93,3%). Tuttavia, sebbene la grande maggioranza ne ha solo sentito parlare, soltanto il 9,7% degli intervistati ha dichiarato di conoscerla abbastanza (7,1%) o molto bene (2,6%).
Il divario tra chi ne ha solo sentito parlare e chi ha dichiarato di conoscerla in modo approfondito riflette, per certi versi, la complessità dell’argomento. Averne solo sentito parlare implica una conoscenza superficiale o vaga del concetto. Si può avere familiarità con il termine IA e, forse, con alcune applicazioni di base (come assistenti vocali o auto a guida autonoma), ma si può non avere una comprensione approfondita di come funziona, delle tecnologie che la supportano (come l’apprendimento automatico o le reti neurali), o delle sue implicazioni tecniche, etiche e sociali.
Dicotomie: vantaggi e svantaggi a confronto. Analizzando la media delle risposte "abbastanza" e "molto d’accordo", si nota una leggera prevalenza nella percezione degli svantaggi (65,3%) rispetto ai vantaggi (59,4%). Tra i rischi maggiormente percepiti, la perdita di posti di lavoro (73,0%) è considerato il più rilevante, poiché si teme che l’IA avrà un impatto negativo sull’occupazione. Per quanto riguarda i vantaggi, invece, gli intervistati considerano l’IA un progresso inevitabile (79,8%), e ciò potrebbe significare che, comunque, molti di loro potrebbero essere pronti ad adattarsi e a trarre vantaggio dalle nuove opportunità che si presenteranno, piuttosto che resistere al cambiamento.
Convinzioni: il 51,4% della business community punta sull’IA per crescita economica. Più della metà degli imprenditori intervistati (51,4%) ritiene “abbastanza” (41,6%) e “molto” (9,8%) importante l’IA per la crescita e lo sviluppo futuro delle imprese. Questo dato sottolinea un generale interesse e una consapevolezza del potenziale dell’IA nel migliorare le performance aziendali e mantenere la competitività nel mercato. Tuttavia, è significativo notare che anche più di 4 intervistati su 10 (42,7%) non attribuiscono all’IA un’importanza rilevante mostrando incertezza sul suo ruolo.
“Vissuto intelligente”: dalla sanità alla formazione, passando per i servizi pubblici. Per un imprenditore su due (50,3%) l’IA può portare miglioramenti significativi nell’assistenza sanitaria. Per più di un terzo del campione, inoltre, l’IA può sia facilitare l’accesso all’informazione (39,3%), sia rendere più efficienti i servizi pubblici (33,7%). Seguono altri potenziali benefici quali, ad esempio, “rendere più efficiente il sistema dei trasporti” (20,5%), che riflette l’importanza che gli imprenditori attribuiscono alla logistica e alla mobilità, settori cruciali per il successo economico e il “miglioramento dei processi di istruzione e formazione” (16,6%). Da non sottovalutare, infine, anche gli scettici: circa 2 su 10 (18,0%) mostrano una preoccupazione o un dubbio sugli effetti concreti dell’IA nella società.
Consumi diretti: gli utilizzatori attivi si fermano al 7,3%, in linea con tendenza italiana. Per quanto riguarda l’uso diretto di strumenti e applicazioni di IA nelle imprese intervistate, l’indagine è stata condotta partendo dal presupposto che esistono tre categorie principali di imprenditori: adopters (utilizzatori attivi) ossia coloro che già utilizzano l’IA nei loro processi aziendali; evaluators (valutatori), soggetti che stanno esplorando le possibilità di implementare l’IA, ma non hanno ancora avviato progetti concreti; e, infine, traditionalists (tradizionalisti), ossia chi non è disposto ad adottare nuove tecnologie come l’IA e continua a seguire metodi consolidati e tradizionali. In particolare, analizzando i risultati dell’indagine, la fetta maggiore di intervistati, l’86,2%, è da considerare traditionalists, in quanto non utilizza ancora l’IA nei processi aziendali. Il 7,3% sta valutando possibili applicazioni e possono dunque essere considerati come evaluators. È del 6,5%, invece, la percentuale degli adopters, ossia imprenditori cosentini che hanno dichiarato di utilizzare l’IA nei processi aziendali. Quest’ultimo dato risulta essere più o meno simile al dato Eurostat, diffuso nel 2023, in cui risulta che il 5,0% di imprese italiane con più di 10 addetti adotta soluzioni di IA, anche se va specificato che il campione include, in questo caso, un numero significativo di imprese con meno di 10 addetti.
Ambiti di utilizzo: svettano pubblicità online, IA generativa e contenuti sul web. Quali sono i principali ambiti di utilizzo dell’IA principalmente da parte degli adopters? La pubblicità online risulta essere l’ambito di applicazione preferito da oltre la metà delle imprese (52,2%) che hanno dichiarato di utilizzare strumenti/applicazioni di IA. Poco meno della metà degli utilizzatori attivi (47,8%), inoltre, usa l’IA generativa (Chat GPT, Chatbot o assistenti virtuali, ecc.). E, ancora, circa 3 imprese su 10, fra quelle che usano abitualmente l’IA, hanno indicato la generazione di contenuti sul web (30,4%) e l’analisi predittiva e l’utilizzo dei dati (26,1%). Meno diffuse in assoluto sono invece le campagne di e-mail marketing (8,7%), probabilmente perché le imprese si affidano ancora a tecniche tradizionali di marketing via mail, o a strumenti meno sofisticati per la gestione della comunicazione online.
Clima di fiducia: tendenza in flessione ma “non troppo”. Nell’anno in corso, l’indice medio di fiducia generale, dopo il deciso recupero del periodo post pandemico avviatosi nel 2021 e consolidatosi nel biennio 2022-2023, interrompe la sua corsa con una flessione di 7,9 punti portandosi nuovamente in area negativa a quota 94,6 punti (da 102,5 del 2023). Una tendenza in flessione che coinvolge, seppur in misura differente, tutti gli indicatori analizzati. In particolare, registrano un calo le attese su una ripresa degli investimenti, che perdono 8 punti scendendo in area negativa a quota 98. In area negativa, anche l’andamento del cash-flow con 84,3, fattore che desta la maggiore preoccupazione, poiché riporta la flessione maggiore -12,9 punti. Le previsioni di una ripresa dei livelli occupazionali dopo i miglioramenti consecutivi nei 3 anni precedenti (2021-2023), registrano un calo di 7,5 punti attestandosi a 93,3 (a fronte di 100,8 nel 2023). In tale contesto, si registra altresì un peggioramento delle aspettative sulla situazione finanziaria esterna ossia sulla fiducia verso il sistema bancario e la disponibilità di credito, quantificabile in 10,4 punti, che fa scendere l’indicatore a 91,1 (da 101,5 del 2023). Un aggiustamento al ribasso congiunturale, dunque, non particolarmente significativo soprattutto se si considera che alcuni indicatori rilevanti restano in area positiva di crescita, come il fatturato (da 115,6 a 107,6 del 2023) e l’andamento del settore (da 110,6 a 103,3) che lasciano ben sperare per il prossimo futuro.